Servizio Civile in AVIS

29.03.2019

Quando ti ritrovi a dover affrontare certe situazioni nella vita è inevitabile, ad un certo punto, entrare in contatto con realtà che fino a quel momento non si conoscevano, se non per sentito dire.

Questo è esattamente quello che è successo a me.
A Pavone del Mella, il mio paese, l’AVIS è presente da quasi 50 anni, ed io non ho mai pensato di entrare a farvene parte. Certo sapevo di cosa si occupava, vedevo spesso il loro banchetto alle varie manifestazioni, conoscevo anche i volontari essendo noi un piccolo paese della bassa bresciana, ma il loro operato non mi incuriosiva a tal punto da chiedere maggiori informazioni.
Due anni fa però, fui sottoposta al secondo trapianto di rene e ad ottobre dello stesso anno mi arrivò a casa una comunicazione da parte dell’avis comunale la quale era in cerca di ragazzi e ragazze dai 18 ai 35 anni per costituire un gruppo giovani della sezione. DESTINO.
Era quello il modo giusto di avvicinarmi a quest’ associazione. Per noi trapiantati il sangue è fondamentale, perché se non ci fosse stato nel momento dell’operazione, non avremmo potuto tornare a godere della vita.

Dopo quasi un anno di volontariato arrivò la proposta del Servizio Civile, a cui, sinceramente, non avevo mai pensato. In quel periodo già lavoravo, studiavo e dovevo andare spesso in ospedale, quindi l’idea di intraprendere questo tipo di percorso mi spaventava un pochino perché temevo di non riuscire a dedicargli il giusto impegno. Ma dopo averci ragionato a lungo e dopo averne parlato con quello che sarebbe stato il mio OLP, mi convinsi. In fondo si trattava “solamente” di continuare a fare quello di cui già mi occupavo nell’associazione, ma con una dedizione maggiore.

Ora che sono passati 2 mesi dall’inizio di questa esperienza, posso dire che scelta migliore non l’avrei potuta fare. Il SCN mi sta permettendo, innanzitutto, di conoscere meglio dall’interno il mondo di AVIS, facendomi capire quanto lavoro c’è dietro a questa organizzazione e, secondariamente, mi dà l’opportunità di rapportarmi con tante persone che come me condividono i valori della solidarietà e dell’altruismo. Sto crescendo molto dal punto di vista umano.
Ora per me AVIS è “famiglia”. Una famiglia, si può dire, di “sangue”.

Mi chiamo Sara, ho 25 anni, e questo è quello che mi ha spinto a fare Servizio Civile in AVIS.

Autore:

Sara

Capuzzi

Quando ti ritrovi a dover affrontare certe situazioni nella vita è inevitabile, ad un certo punto, entrare in contatto con realtà che fino a quel momento non si conoscevano, se non per sentito dire.

Questo è esattamente quello che è successo a me.
A Pavone del Mella, il mio paese, l’AVIS è presente da quasi 50 anni, ed io non ho mai pensato di entrare a farvene parte. Certo sapevo di cosa si occupava, vedevo spesso il loro banchetto alle varie manifestazioni, conoscevo anche i volontari essendo noi un piccolo paese della bassa bresciana, ma il loro operato non mi incuriosiva a tal punto da chiedere maggiori informazioni.
Due anni fa però, fui sottoposta al secondo trapianto di rene e ad ottobre dello stesso anno mi arrivò a casa una comunicazione da parte dell’avis comunale la quale era in cerca di ragazzi e ragazze dai 18 ai 35 anni per costituire un gruppo giovani della sezione. DESTINO.
Era quello il modo giusto di avvicinarmi a quest’ associazione. Per noi trapiantati il sangue è fondamentale, perché se non ci fosse stato nel momento dell’operazione, non avremmo potuto tornare a godere della vita.

Dopo quasi un anno di volontariato arrivò la proposta del Servizio Civile, a cui, sinceramente, non avevo mai pensato. In quel periodo già lavoravo, studiavo e dovevo andare spesso in ospedale, quindi l’idea di intraprendere questo tipo di percorso mi spaventava un pochino perché temevo di non riuscire a dedicargli il giusto impegno. Ma dopo averci ragionato a lungo e dopo averne parlato con quello che sarebbe stato il mio OLP, mi convinsi. In fondo si trattava “solamente” di continuare a fare quello di cui già mi occupavo nell’associazione, ma con una dedizione maggiore.

Ora che sono passati 2 mesi dall’inizio di questa esperienza, posso dire che scelta migliore non l’avrei potuta fare. Il SCN mi sta permettendo, innanzitutto, di conoscere meglio dall’interno il mondo di AVIS, facendomi capire quanto lavoro c’è dietro a questa organizzazione e, secondariamente, mi dà l’opportunità di rapportarmi con tante persone che come me condividono i valori della solidarietà e dell’altruismo. Sto crescendo molto dal punto di vista umano.
Ora per me AVIS è “famiglia”. Una famiglia, si può dire, di “sangue”.

Mi chiamo Sara, ho 25 anni, e questo è quello che mi ha spinto a fare Servizio Civile in AVIS.

Autore:

Sara

Capuzzi